Il Reggicalze: Storia di un Accessorio Senza Tempo
Quante volte abbiamo sentito parlare di reggicalze come di un accessorio “d’altri tempi”, quasi in via d’estinzione? Eppure eccolo qui, ancora protagonista nei negozi di lingerie, nelle fantasie di molti e, soprattutto, indosso a donne che ne conoscono perfettamente il potere. Perché il reggicalze, amici miei, non è solo un pezzo di stoffa elastica con qualche gancetto: è un vero e proprio simbolo, un oggetto capace di raccontare una storia e di trasformare un paio di gambe in un’opera d’arte.
Dalle necessità quotidiane al mito
La storia di questo affascinante accessorio inizia in modo piuttosto prosaico: nella seconda metà dell’800, quando le calze erano un elemento imprescindibile dell’abbigliamento femminile ma non esistevano ancora i collant, qualcosa doveva pur tenerle su! All’inizio erano semplici fasce elastiche, spesso fastidiose e poco pratiche, che strizzavano la coscia causando persino problemi circolatori.
Fu solo nei primi anni del ‘900 che il reggicalze moderno iniziò a prendere forma: cinture elastiche con gancetti regolabili che potevano essere fissati alle calze. Durante la Belle Époque il reggicalze divenne un oggetto di raffinatezza, spesso decorato con merletti e nastri, ma sempre rigorosamente nascosto sotto strati e strati di indumenti.
Con gli anni ’20 e la rivoluzione delle gonne più corte, il reggicalze iniziò la sua trasformazione da necessità quotidiana a oggetto del desiderio. Le flapper girl lo indossavano con disinvoltura, e a volte – scandalo! – lo lasciavano intravedere durante i loro balli sfrenati.
Il boom del dopoguerra segnò l’età d’oro del reggicalze: i modelli divennero più sofisticati, i materiali migliori, e le pubblicità iniziarono a sfruttarne il potenziale erotico (sempre con una certa eleganza, s’intende).
Poi, all’improvviso, il dramma: l’arrivo dei collant negli anni ’60 sembrò condannare il nostro eroe a una lenta estinzione. Più pratici, veloci e adatti ai ritmi della vita moderna, i collant si imposero rapidamente. Ma, come ogni vero mito, il reggicalze non morì mai del tutto. Si ritirò nell’ombra, aspettando pazientemente il suo momento per tornare.
E quel momento è arrivato: oggi il reggicalze è rinato come accessorio di seduzione consapevole, un simbolo di femminilità che non ha più nulla a che vedere con la necessità, ma tutto con il piacere e la scelta.

Anatomia di un classico
Prima di addentrarci nei meandri del suo fascino, facciamo un po’ di “anatomia” del reggicalze:
- La cintura: è la parte principale, quella che circonda la vita o i fianchi. Può essere sottile (2-3 cm) oppure più larga, fino a diventare una vera e propria guêpière che fascia tutto il busto.
- Le giarrettiere: sono le strisce elastiche che pendono dalla cintura. Un modello classico ne ha quattro: due davanti e due dietro, ma esistono modelli con sei o addirittura otto giarrettiere per un sostegno extra.
- I fermagli: sono i dispositivi all’estremità delle giarrettiere che agganciano effettivamente la calza. Sono composti di solito da un bottone di gomma e una clip metallica con un piccolo passante in gomma.
I materiali possono variare notevolmente: dai modelli economici in semplice elastico rivestito, ai reggicalze di alta gamma in seta, raso o con inserti in pizzo e merletto. La differenza non è solo estetica: un buon reggicalze deve essere innanzitutto funzionale, sostenere bene le calze senza strizzare troppo la pelle e senza scivolare durante la giornata.
Esistono principalmente tre tipologie di reggicalze:
- Modello a fascia: una semplice cintura elastica che si indossa in vita o sui fianchi
- Modello a culotte: un reggicalze integrato con uno slip, più stabile e comodo
- Guêpière: un ibrido tra reggicalze e corsetto che fascia anche parte del busto
Come si indossa
Prima di tutto, il reggicalze va indossato prima delle calze (sembra ovvio, ma parlo per esperienza, l’errore è più comune di quanto si pensi). La cintura dovrebbe posizionarsi comodamente in vita o sui fianchi, né troppo stretta né troppo larga.
Le bretelle vanno regolate in modo che siano abbastanza tese da sostenere la calza senza farla scivolare, ma non così strette da creare segni sulla pelle o, peggio, strappare la calza.
Per agganciare la calza:
- Infilate la calza e tiratela fino a circa metà coscia
- Aprite il fermaglio premendo sui lati
- Fate passare il bordo della calza tra il bottone e la clip
- Chiudete il fermaglio, assicurandovi che afferri bene il bordo della calza
- Regolate l’altezza della calza tirando leggermente la giarrettiera
Il trucco sta nel trovare la giusta tensione: abbastanza da tenere la calza in posizione, ma non così tanta da rischiare strappi o disagio. L’altezza ideale della calza col reggicalze è circa a metà coscia o poco più su, né troppo alta (cosa che renderebbe difficile camminare) né troppo bassa (poco elegante e poco funzionale).
L’abbinamento perfetto: quali calze scegliere
Non tutte le calze sono nate uguali, e non tutte sono adatte al reggicalze. Le calze ideali da abbinare hanno alcune caratteristiche specifiche:
- Bordo rinforzato: è essenziale per resistere alla tensione del fermaglio senza smagliare
- Denaro medio-alto: calze troppo sottili (sotto i 15 denari) rischiano di strapparsi troppo facilmente
- Lunghezza adeguata: devono arrivare almeno a metà coscia
Le calze specifiche per reggicalze spesso presentano un bordo più spesso e resistente, a volte decorato con motivi in pizzo o altri dettagli. Questo non solo le rende più resistenti, ma aggiunge anche un elemento estetico quando il bordo diventa visibile.
Ricordate sempre che il reggicalze lavora con le calze, non contro di esse: un buon abbinamento rende l’esperienza più comoda e durevole.
Il paradosso delle autoreggenti con reggicalze
Se c’è una cosa che può far strabuzzare gli occhi a un vero appassionato di calze, è vedere una donna che indossa le autoreggenti… con il reggicalze!
È come mettere le bretelle con la cintura, o come indossare un impermeabile sotto l’ombrello: una ridondanza che non ha senso pratico. Le autoreggenti, come suggerisce il nome, si reggono da sole grazie a una fascia elastica in silicone all’interno del bordo. Il reggicalze serve proprio a sostenere calze che, da sole, scivolerebbero inesorabilmente verso le caviglie. Mettere insieme i due sistemi non solo è inutile, ma può persino danneggiare l’elastico delle autoreggenti!
Eppure questo errore si vede spesso, soprattutto nelle fotografie di moda e nei servizi fotografici amatoriali. Come mai? Semplice: perché molte modelle (e alcuni fotografi) non conoscono davvero la differenza tra calze per reggicalze e autoreggenti. Spesso si limitano a indossare ciò che gli viene dato, creando un ibrido che nessuna donna indosserebbe nella vita reale.
Se siete tentate dal look del reggicalze ma volete la praticità dell’autoreggente, ci sono oggi in commercio calze “ibride” che hanno sia il bordo per il reggicalze che la fascia in silicone. Una soluzione che permette di avere il meglio di entrambi i mondi senza creare quell’assurdo doppione che fa rabbrividire i puristi.
Il reggicalze nella moda contemporanea
Dopo un periodo di oblio, il reggicalze è tornato prepotentemente alla ribalta nel mondo della moda. Non più relegato alla camera da letto o alle occasioni speciali, oggi lo vediamo reinterpretato in chiave moderna da molti stilisti.
Personaggi come Dita Von Teese hanno contribuito enormemente a riportare in auge questo accessorio, elevandolo a simbolo di femminilità consapevole e potente. Madonna lo ha esibito sul palco, Rihanna lo ha inserito nella sua linea di lingerie Savage X Fenty, rendendo il reggicalze accessibile a una nuova generazione.
Gli stilisti contemporanei lo hanno reinterpretato in chiave moderna: reggicalze sportivi in materiali tecnici, versioni minimaliste che si indossano anche a vista sotto gonne trasparenti, modelli che si ispirano all’estetica punk e goth.
Da simbolo di oppressione (quando era un obbligo quotidiano) a emblema di liberazione (oggi che è una scelta): il reggicalze ha completato una parabola affascinante nella storia della moda femminile.
L’effetto visivo: il punto di vista dell’ammiratore
Parliamoci chiaro: il reggicalze ha un potere visivo che pochi altri accessori possono vantare. Come uomo che ha dedicato anni ad apprezzare e studiare la bellezza delle gambe femminili, posso affermare con assoluta certezza che il reggicalze crea uno degli effetti più ipnotici del guardaroba femminile.
Ma perché? Cosa rende così speciale la vista di una calza sostenuta da un reggicalze?
La risposta sta nella “teoria della rivelazione parziale”: la vera seduzione non sta nel mostrare tutto, ma nel suggerire, nell’accennare. Il reggicalze crea una linea di demarcazione netta sulla coscia, un confine tra il mistero della calza e la promessa della pelle nuda. È questo contrasto a rendere l’effetto così potente.
La calza con reggicalze, inoltre, “incornicia” la gamba in modo unico. Come una cornice valorizza un dipinto, il bordo della calza e la giarrettiera evidenziano la forma naturale della coscia in un modo che nessun altro indumento può replicare.
C’è poi un elemento di movimento: quando una donna cammina indossando calze e reggicalze, il gioco tra la tensione della giarrettiera e il movimento naturale della gamba crea un effetto dinamico che cattura inevitabilmente lo sguardo. Non è un caso che nella danza, dal burlesque al tango, il reggicalze sia spesso un elemento fondamentale del costume.
Praticità vs seduzione: un falso dilemma
Molte donne scartano l’idea del reggicalze perché lo considerano “scomodo” rispetto ai collant o alle autoreggenti. Niente di più sbagliato! Un reggicalze ben fatto e della taglia giusta può essere sorprendentemente comodo, offrendo alcuni vantaggi pratici che i collant non possono vantare:
- Non comprime l’addome come molti collant
- Permette una migliore traspirazione nelle zone intime
- Non si deve rimuovere completamente per andare in bagno
- Se una calza si smagli, si può sostituire solo quella e non l’intero collant
Certo, richiede qualche secondo in più per essere indossato, ma questa piccola “cerimonia” può diventare parte di un rituale di bellezza personale, un momento in cui ci si dedica a sé stesse.
E poi, ammettiamolo, c’è qualcosa di profondamente gratificante nel sapere di indossare un accessorio che ha un tale potenziale seduttivo, anche se nessuno lo vedrà durante la giornata. È quel segreto che può cambiare il modo di camminare, di sedersi, di muoversi. Una sicurezza invisibile ma potente.
Guida all’acquisto: come scegliere il reggicalze perfetto
Se vi ho convinto a dare una chance a questo meraviglioso accessorio, ecco qualche consiglio per l’acquisto:
Cosa cercare in un buon reggicalze:
- Elastici di qualità che mantengano l’elasticità nel tempo
- Fermagli robusti e facili da maneggiare
- Cuciture ben rifinite che non irritino la pelle
- Una vestibilità comoda ma sicura
Alcune marche consigliate per diverse fasce di prezzo:
- Fascia economica ma dignitosa: Leg Avenue, Shirley of Hollywood
- Fascia media con ottimo rapporto qualità/prezzo: Fiore, Gatta, Gio
- Fascia alta per occasioni speciali: Agent Provocateur, La Perla, Bordelle
I negozi fisici offrono il vantaggio di poter toccare con mano i materiali e chiedere consiglio, ma il web ha una scelta molto più ampia. Siti specializzati come MySilk, Calzitaly o i grandi portali di lingerie come Intimissimi hanno spesso ottime sezioni dedicate ai reggicalze.
Quanto investire? Un reggicalze economico può costare anche meno di 15€, ma probabilmente non durerà a lungo. Per un modello di buona qualità che vi accompagnerà per anni, mettete in conto almeno 30-40€. I modelli di lusso possono superare facilmente i 100€, ma in quel caso state acquistando non solo funzionalità ma anche arte.

Cura e manutenzione: farlo durare nel tempo
Come ogni bell’oggetto, anche il reggicalze merita cure adeguate per mantenersi in forma:
- Lavatelo sempre a mano con acqua tiepida e sapone neutro
- Lasciatelo asciugare naturalmente, lontano da fonti di calore
- Conservatelo steso o appeso, mai piegato, per evitare che gli elastici si deformino
- Controllate periodicamente i fermagli: se notate ruggine o deformazioni, è possibile sostituirli acquistandoli separatamente
Se un elastico perde tensione, in molti casi è possibile accorciarlo leggermente con un punto a mano. Non è necessario essere sarte provette: basta un ago, filo resistente e un po’ di pazienza.
Il reggicalze nella cultura pop: dal cinema alla pubblicità
Il reggicalze ha conquistato un posto d’onore nell’immaginario collettivo grazie a numerose apparizioni cinematografiche indimenticabili. Chi può dimenticare Sophia Loren in “Ieri, oggi, domani” mentre si sfila lentamente le calze, o l’iconico numero di cabaret di Liza Minnelli in “Cabaret”?
Più recentemente, film come “Moulin Rouge” o “Sin City” hanno riproposto il reggicalze come simbolo di una femminilità potente e consapevole.
Nella pubblicità, il reggicalze ha avuto alti e bassi: considerato troppo provocante in alcuni periodi, è stato riscoperto negli anni ’90 quando marchi come Wonderbra hanno rivoluzionato la comunicazione della lingerie.
Oggi il reggicalze è presente nelle campagne di molti brand che non hanno nulla a che fare con la lingerie: profumi, automobili, persino servizi finanziari. È diventato un simbolo visivo universalmente riconosciuto, capace di comunicare istantaneamente sensualità ed eleganza.
Questo articolo è tratto da lgdd